LA SOCIETA’ DELLO SPETTACOLO, LA REPRESSIONE E
GLI ULTRAS.
“L’Italia delle contraddizioni e del bombardamento mediatico che invece
di capire, continua sempre e solo a criminalizzare o ridicolizzare chi non si
allinea alla morale comune”
Oggi ho deciso di scrivere innanzitutto per urlare: “Ciro
Resisti!!!Ultras Liberii!!!”.
Non si può morire per una partita di calcio, questo è chiaro
ed è da qui che voglio partire.
Ma non si può neanche più sopportare che fascisti e
nostalgici esaltati continuino a cercare di destabilizzare e strumentalizzare
il fenomeno ultras, ben spalleggiati e tutelati da uno Stato che puntualmente nella
storia ha “usato” ed “usa” questi personaggi per manovre tutt’altro che chiare
ai molti.
Andando ai fatti veri e propri di sabato scorso, Ciro, ultrà
del Napoli, mentre si trovava con altri suoi concittadini, è stato colpito da
una pallottola partita da una scarica da un intero caricatore.
Oggi non si sa chi sia stato a sparare realmente e questa è
davvero una cosa inquietante, dopo le accuse dei primi giorni che parlavano
addirittura di una sola persona armata contro centinaia di napoletani. Quello
che però non si dice è che a scontrarsi con i napoletani è stato un gruppetto
di fascisti che si trovavano nei paraggi di una delle tante “occupazioni non
conformi”(di destra, del giro di casa pound) a Tor di Quinto, a diversi kilometri
dallo stadio. Credo sia molto strano che nonostante i numerosi controlli che un
tifoso subisce ogni volta che decide di seguire la sua squadra (tessere, biglietti
nominali, fotografie personali), le forze dell’ordine abbiano fatto
parcheggiare i napoletani in una zona dove spesso accadono scontri e sono più
volte partiti assalti contro tifoserie ospiti. Altrettanto strano è nessuno
abbia detto che gli assalitori stavano nascosti in una occupazione fascista,
lontanissima dallo stadio. E se la rissa fosse scoppiata vicino ad un centro
sociale occupato dai compagni invece cosa sarebbe successo?...Cosa avrebbero
detto i media di regime??...
Detto questo, la mia solidarietà va a Ciro prima di tutto, e
poi anche a Genny per essere stato diffidato solo perché, a volto scoperto, ha
calmato ed informato una intera curva che se avesse erroneamente saputo della
morte del ragazzo, si sarebbe scagliata in massa fuori dall’olimpico per
vendicarsi, con conseguenze disastrose per l’ordine pubblico.
Ed ancora la mia solidarietà va anche agli ultras della
Roma, per l’ennesima volta messi alla gogna per un gesto isolato di un
drappello di nazisti che certamente non possono rappresentare la tifoseria
romanista, variegata ma certamente non composta unicamente da neo-fascisti.
Ed invece, come accade ogni volta, si continua a
generalizzare e a ripetere le stesse frasi, le stesse dichiarazioni, proprio
come avvenne nell’ormai lontano 1995 con la morta di “Spagna” a Genova.
Chi scrive è un ultras del Cosenza, che da 20 anni vive di
curve, trasferte,aggregazione antagonista e lotte sociali…un ultras per giunta
“anarchico”, che per le sue scelte e per i suoi ideali è stato più volte
diffidato o tratto in arresto, nella maggior parte dei casi senza aver commesso
nessun reato.
Ma la legge contro gli ultras è sempre “preventiva”, e per
lo Stato uno come noi, che pensa,studia,scrive,si informa e agisce, uno come
noi che vive la curva fuori dalle logiche dell’ultras “moderno”, è solo un
soggetto “pericoloso socialmente”, dunque da eliminare attraverso il solito
copione della società dello spettacolo, tanto autoritaria quanto invasiva e
falsa.
Da tempo, cerco di spiegare che lo Stato vorrebbe distruggere
ogni forma di aggregazione “altra” nella società, ogni sacca di ribellione pura
nel mondo delle curve, per trasformarle in un surrogato del potere, senza menti
pensanti, senza libertà di espressione e senza antagonismo sociale.
Quell’antagonismo sociale “critico” e creativo che rappresenta da anni quella
che definisco “controcultura ultras”per il suo valore aggregativo,partecipativo
e solidale.
Vorrebbero solo dei tifosi “folkloristici”, umili e passivi
consumatori invece che spettatori attivi o addirittura protagonisti, voci
critiche e soggetti con una testa pensante e non con un pallone al posto del
cervello. Questa strategia di annientamento del fenomeno ultrà, quello vecchio
stile, è iniziata molti anni fa e purtroppo da tempo, il mondo ultrà è in aperta
crisi.
Le manovre strumentalizzanti dei fascisti che dagli anni 80’ cercano proselitismo nelle
curve, le coperture e gli stipendi che lo Stato e le società calcistiche hanno
dato e danno a personaggi inquietanti, fanno parte di questo grande disegno complottista
che ha come obiettivo quello di creare un bel “gregge ammaestrato” invece che
tante “pecore nere” libere di esprimere individualmente o collettivamente il
proprio dissenso nei confronti di un gioco, quello del calcio,che ormai non ci
rappresenta più….Un gioco che è diventato solo business, che è diventato
“politica” per giochetti elettorali, e la politica di oggi è solo merda…Bè,
questo calcio dei padroni ha la stessa puzza asfissiante di quella politica e
di quei politici che tanto detestiamo.
Ho girato l’Italia in lungo ed in largo con una sciarpa al
collo, ho avuto la fortuna di creare stretti rapporti di amicizia e fratellanza
che hanno sopravvissuto agli anni, alle mode, alle distanze geografiche. Ho
sognato tanto in quella massa festante e coinvolgente che ha animato di furore
e passione la mia vita e quella di tanti fratelli e tante altre sorelle…ma oggi
credo sia opportuno fermarsi un istante a pensare. Per non morire. Per
rilanciare quella che è la nostra lotta. Quello che è il nostro modo di vivere.
Uno stile di vita che riempie ogni fottuto giorno della nostra vita, non solo
quando scendono in campo 22 coglioni in calzoncini che corrono dietro ad un
pallone.
Nel mio modo di vivere ultras non c’è mai stato spazio per
personaggi autoritari( attenzione, non dico autorevoli), per nazisti alla
ricerca di consensi e di adepti, per accoltellatori ed idioti che sporcano il
valore della parola ultras…Il mio mondo ultrà, quello a cui appartengo, è tutta
un’altra cosa. E’ passione. E’ amicizia. E’ ribellione. La controcultura ultrà,
a Cosenza, nella mia città d’origine, è stata ed è il “collante” sociale aggregativo
per eccellenza, la cassa di risonanza di mille battaglie politiche, nel senso
più puro e positivo del termine. Le iniziative di sostegno ai detenuti, le
campagne di solidarietà, le lotte per la giustizia sono state innumerevoli e
nessuno di noi si è mai fatto pubblicità. La curva è stata per molti anni
l’unico spazio sociale liberato negli ingranaggi del potere, in un contesto
tutt’altro che facile, corroso dalla malavita, dall’eroina e dal disagio. Uno
spazio libertario, una zona temporaneamente autonoma dalla quale sono nate idee
ed iniziative che hanno superato i confini della città e della nazione. Ma se
leggi lo “speciale sugli ultras” di Repubblica o il report dell’osservatorio
sulle manifestazioni sportive della polizia, parlano dei Rebel Fans del
Cosenza come un gruppo sovversivo e
violento, solo ed unicamente per gli ideali di libertà che hanno mosso la
nostra storia dal 1995 fino ad oggi.
La solidarietà, la complicità con chi lotta per abbattere il
sistema esistente, la rabbia genuina dei ragazzi dei quartieri, le battaglie
sociali, le iniziative di solidarietà che sono arrivate fino in
Africa ed il senso di giustizia profonda che ha diffuso la
controcultura ultrà per 40 anni non sono fantascienza: sono fatti.
Le parole le lasciamo ai “giornalai” alla ricerca di scoop.
Certamente questo non vuol dire che non ci siano esperienze
diverse dalla nostra ed a volte purtroppo le connivenze fra fascisti,
malavitosi ed ultras, in alcune città, hanno iniziato a corrodere buona parte del fenomeno ultras, relegandolo
in una situazione difficile e facilmente criminalizzabile.
Ma perché in molti non si domandano cosa stia succedendo in
Italia negli ultimi anni? Perché non si parla di disagio e di conflitto
sociale? Perché non si riesce ad andare oltre l’emergenza?
E’ lo Stato che ha voluto che accadessero certe cose e che
ha deciso di reprimerne altre, per poi arrivare, colpo dopo colpo, alla difficilissima
crisi di oggi.
Gli ultras veri non prendono stipendi, non si ergono a
paladini di un fenomeno che poi neanche li rappresenta. I veri ultrà, a mio
modesto avviso, non usano armi contro i tifosi rivali, non vanno allo stadio
con un coltello o addirittura con una pistola. Ultrà è aggregazione!
La gente come noi ci mette la faccia, si sacrifica, cerca di
infondere valori positivi ed ideali alle nuove generazioni, ormai allo sbando,
ormai ammaliate da comportamenti ed atteggiamenti che di ultras hanno davvero
poco. Ovviamente non siamo dei santi ed i nostri nemici li conosciamo e
cerchiamo di combatterli.
I nostri veri nemici stanno con il potere, sia esso
sportivo, mediatico o politico. I nostri nemici non indossano una sciarpa al
collo ma hanno dei caschi, dei manganelli, degli scudi e dei lacrimogeni che
sparano puntualmente ad altezza d’uomo senza che nessuno si scandalizzi. I
nostri nemici hanno spesso una telecamera, un microfono ed un taccuino. I
nostri nemici sono coloro che sfruttano le curve per interessi personali o per
manovre politiche protette da certe aree dello Stato capitalista. I nostri
nemici li abbiamo visti in questi ultimi giorni: nei titoloni dei giornali che
invece di raccontare i fatti che hanno portato al ferimento di Ciro, hanno
preferito le solite piroette medianiche dello scandalismo spettacolarizzato. E
poi ancora le televisioni di tutta Italia a raccontare la vita privata dei
leaders degli ultras come se si trattasse di una delle tante fiction che ci
propinano quotidianamente. La manovra è stata chiara: concentrarsi su elementi
di “folklore” per non attirare troppo l’attenzione sulla reale vicenda e su ciò
che realmente è accaduto.
E’ un gioco vecchio come Berlusconi, che da lunghi anni
ormai riesce a sodomizzare a colpi di giornali e tv, un popolo che purtroppo
non riesce più neanche a a pensare con la propria testa. Una società che
accetta e subisce tutto ciò che poi è “fuffa” per non entrare in analisi
concrete ed aperte a più scenari. Ed intanto lo Stato si rallegra perché crea e
ricrea la “guerra fra poveri”, perché ha paura di chi pensa, critica e poi
agisce, di chi non crede alle favole della morale dominante. E’ la solita
logica del moral panik, antica quanto
la guerra…E’ lo spauracchio del folk
devils e della devianza giovanile che puntualmente si abbatte contro gli
ultras in questo caso e poi in generale contro chi non subisce passivamente,
contro chi non si omologa ai canoni del concesso, contro gli anarchici
“terroristi”, contro gli immigrati “ruba-lavoro”, contro gli autonomi
“violenti”,contro i black bloc “spaccavetrine”, contro i drogati “delinquenti”.
Tutte categorie “marginali”di una società piramidale basata sulla logica del
profitto, sul mantenimento del consenso ed ovviamente non sull’uguaglianza e
sulla giustizia sociale.
Oggi bisogna dunque andare oltre i soliti emergenzialismi,
cercando di uscire fuori dall’impatto devastante dei mass media, rilanciando il
confronto fra ultras di varie cttà ed ampliando le esperienze di
controinformazione.
Il potere costituito vuole distruggerci ed userà sporchi
giochetti per farlo.
Continueranno a parlare di di ciò che è meno incisivo sulla
discussione, come quella dei fatti di Napoli-fiorentina, accendendo i
riflettori solo su chi ha le spalle meno coperte. Ed intanto indisturbatamente,
il braccio armato del padronato continuerà a destabilizzare tutte le nostre
energie creative e ribelli ai danni di un mondo, quello ultras, che ancora non
possiede gli strumenti per quel “salto di qualità” che farebbe capire a tutti dove
stanno gli amici e dove stanno i nemici.
Le guerre fra gruppi ultrà rivali, oggi, le vedo solo come
una perdita di tempo, di energie e soprattutto di libertà. Come lo ribadii
qualche anno fa quando mi arrestarono a Cava dè tirreni perché ci scontrammo contro
ultras, steward e poliziotti solo perché eravamo entrati senza tessera del
tifoso in un settore che non era quello ospite, pagando anche un biglietto
salatissimo a dispetto dell’impianto sportivo senza norme di sicurezza.
Ed allora la lotta contro la tessera del tifoso, contro la
repressione, contro i giornalisti, contro la “fascistizzazione” delle curve,
facciamola tutte e tutti insieme, dalla stessa parte della barricata, perché
oggi i tempi sono cambiati e serve anche un reale cambiamento di prospettive
all’interno delle dinamiche ultras.
Ed allora oggi lottiamo insieme a Ciro, affinché resista, e
continuiamo ad urlare la nostra rabbia per l’ingiusta detenzione di Speziale,
accusato di un omicidio e detenuto per far dormire notti tranquille alla Polizia
di Stato. L’ispettore Raciti, come si evince nelle inchieste super partes e nel
libro “il caso speziale”, è stato ucciso da una manovra “sbagliata” di un suo
collega che l’ha investito con un discovery della Polizia. Questi sono i fatti
e della realtà poco se ne importano i nostri cari giornalai di regime: perché
neanche questo lo dice nessuno?
Continueranno ad intervistare i benpensanti,gli ipocriti,i
detentori del potere e si allontaneranno sempre di più dalla realtà per
proteggere la macchina del consenso di una società in crisi.
Io, da parte mia, continuerò a sognare il giorno in cui
tutti i veri ultrà, con tanti colori diversi al seguito, saranno uniti a
combattere i veri nemici.
Perché noi siamo ribelli, non siamo violenti. Non amiamo la
violenza ma ci piace combattere se ne vale la pena.
Tirare tonnellate di bombe di bombe su popoli indifesi:
questa è violenza!
Riempire il sottosuolo di sostanze tossiche ed avvelenare il
pianeta: questa è violenza!
Rinchiudere donne ed uomini in galere, manicomi, cie: questa
è violenza!
Uccidere e violentare nelle questure e nelle caserme: questa
è violenza!
La lista dei crimini di cui si macchia il potere ogni giorno
è infinita….Chi ne è consapevole ed assiste passivamente a questo teatro di
orrori, si rende complice. Chi ne è consapevole ma reagisce solo con parole e
senza fatti è altrettanto complice.
La “mia” battaglia che spero sia anche la “nostra”, è una
battaglia per la giustizia e per raggiungerla non esiteremo ad usare forme di
lotta variegate. Chi combatte contro le falsità del potere e contro il potere
stesso, non è violento, è un ribelle.
…E mentre conto i giorni, aspettando di vedermi notificata
la fatidica “diffida a vita”, penso con convinzione che se ti toglieranno dagli
stadi, ci ritroveranno nelle strade…
Nulla può toglierci la gioia di sognare di bruciare tutti
questi giornali con fuoco e fiamme alte, di sognare la libertà nelle
strade…come un raggio di sole cocente che squarcia l’apatia e la rassegnazione
delle tenebre dell’oppressione ed illumina nuovi scenari di liberazione.
Dalle curve alle
strade: vivere ultrà per vivere antagonisti!
“poliziotti, politici
e giornalisti, del malaffare i veri specialisti”
Marco De Rose
(Rebel Fans Cosenza kaos cult 1995)